Ku studio nasce per volontà di Andrea Farinati e Francesco Zambello. Si occupa di progettazione grafica e comunicazione visiva. 
Nello specifico di ideazione e restyling dell’immagine coordinata, progetti di allestimento, wayfinding design, grafica editoriale, per aziende e istituzioni pubbliche.
A seguire qualche nota esplicativa.

Tanto per cominciare...
“Ogni cosa ha la sua parola ma la parola è diventata una cosa stessa”
Hugo Ball, 1916
Poi... L'idea di chiamarci ku nasce dalla visione di un film. Kin-dza-dza! è un film di Georgiy Daneliya, uscito nel 1986. È un impasto piuttosto irresistibile di umorismo tardo sovietico, fantascienza low budget e estetica dello scassato. Per noi è soprattutto un esperimento di comunicazione. Per chi non ha visto il film, va detto che la lingua parlata nel pianeta dove si svolge la vicenda è composta da pochissime voci e da una parola passe-partout, ku.

Ku è una parola che riassume in sé tutto il resto del lessico e bulimicamente si appropria dell’intero spettro semantico. Una affermazione, una negazione, una descrizione, un dialogo si riducono alla ripetizione - articolata in tutte le espressioni del caso - della stessa parola, ku.

Il linguaggio monoverbale Ku, mette in evidenza l’ambivalenza di ogni codice di comunicazione: alla forma, conosciuta, quella che il codice rende accessibile ai sensi (il suono ku, nel caso, ma per noi tutte le combinazioni dell’abc), corrisponde un senso, oscuro, che il codice non spiega. L’interpretazione di questo sarà l’oggetto di un passaggio ulteriore, di una traduzione, di una decodificazione. Magari aiutati da codici correlati (il gesto, l’intonazione, il contesto sociale, il contesto formale).

A rendere la cosa più complicata, c'è poi un altro problema: Ku come si scrive? Ogni lingua naturalmente utilizza una traslitterazione diversa: il ky cirillico diventa koo in inglese, kou in francese, ku in tedesco e in italiano. Problema non secondario visto che la parola che potenzialmente può dire tutto, è pericolosamente vicina alla parola kiu, l’imprecazione, l’insulto, che invece nega o devia ogni ipotesi di comunicazione.

In sintesi la lingua semplificata Ku dice due cose fondamentali per il lavoro che facciamo: due regole da tenere a mente quando si progetta un artefatto di comunicazione ma anche due estremi che definiscono uno spazio da esplorare. Ovvero che conoscere un linguaggio non è sufficiente per comunicare, ma anche, per fortuna, che per comunicare basta pochissimo.

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